Orazio Gentileschi fu uno dei maggiori esponenti del Caravaggismo sia in Italia che in Europa; nato a Pisa il 9 luglio del 1563 da padre orefice (Giovanni Battista Lomi), il giovanissimo Gentileschi apprese i rudimenti dell’arte pittorica dal fratello Aurelio, ma all’età di diciassette anni, dopo la morte del padre, fu ospite dello zio a Roma, ed adottò il suo cognome.
Il fratello era esponente del Manierismo fiorentino, e proprio nelle prime opere del pittore si nota la collaborazione con il suo primo maestro: sebbene non si abbiano molte notizie della sua formazione romana, si sa che il Gentileschi ebbe modo di viaggiare molto per l’Italia e non solo.
La prima opera di cui si hanno notizie certe è La Presentazione al Tempio in Santa Maria Maggiore, con molta probabilità del 1593, data in cui nacque la figlia Artemisia. Sposato con Prudenza Montoni, che morì giovane, il Gentileschi ebbe sei figli.
Prima degli anni decisivi, il pittore aveva molto collaborato con il fratello, e di queste collaborazioni rimangono alcuni frutti interessanti come la decorazione della Biblioteca Sistina in Vaticano. Negli anni corrispondenti con i suoi viaggi, il pittore fu autore di diversi affreschi e decorazioni: del periodo romano si ricordano gli affreschi presso le chiese di San Giovanni in Laterano, e di San Silvestro, ma il Gentileschi fu anche autore di quadri d’altare nelle Marche e nelle altre regioni da lui visitate.
Se l’ambiente toscano lo spinse verso il Manierismo, a Roma il Gentileschi potè avere un primo approccio con il Caravaggismo, anche se riuscì a personalizzare il suo stile cercando di affermarsi come una delle personalità artistiche più singolari dei suoi tempi. Dei suoi viaggi, l’opera più importante riconducibile al periodo romano è Loth e le sue figlie, quella del periodo in cui si spostò a Genova è l’Annunciazione nella chiesa di S. Siro, mentre in Francia fu autore del Riposo in Egitto.
Morì a Londra nel 1639.